La Rappresentante di Lista: i 5 buoni motivi per andare in tour

La Rappresentante di Lista: i 5 buoni motivi per andare in tour

“GO GO DIVA” è il titolo del nuovo album di inediti de La rappresentante di lista, il progetto composto da Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina. Il disco, uscito il 14 dicembre, è pubblicato da Woodworm e ha visto una prima parte del tour davvero intensa che ha sancito un ulteriore passo in avanti qualitativo del duo, tanto che sono risultati i BEST Live dell’anno della nostra Live Parade. Un traguardo che certifica quanto l’emotività della performance sia passata dal palco agli organizzatori dell’evento. “Abbiamo lavorato tanto e siamo molto contenti che ci sia questo risultato e questa evoluzione rispetto al nostro lavoro” spiega Veronica all’inizio della nostra chiacchierata. “Siamo in continua trasformazione e movimento. È una sensazione sempre positiva da tenere con sé”. Con lei abbiamo parlato delle cinque buone ragioni per cui è cosa buona e giusta andare in tour, perché il live è il luogo dove “le canzoni vivono di vita nuova”.

La nuova vita di un album

Una volta che uno ha concluso tutta la fase di registrazione, ha messo nero su bianco quello che ha pensato, masticato per tanti mesi e per un lungo periodo, come nel nostro caso, arriva il momento dell’allestimento. È la fase in cui si fanno prove innumerevoli e si mette su uno spettacolo vero e proprio attraverso scenografia e disposizione nello spazio di artisti e musicisti. Tutto questo rimane in una sorta di ombra, le prove restano nella sfera del privato, possono esserci il tecnico luci, il fonico, a volte anche i direttori di etichetta, del booking, a vedere cosa hai messo su e dare qualche consiglio. Ma poi manca lo spettacolo dal vivo, la resa sincera e totale del live di fronte a qualcuno che potrebbe essersi avvicinato a te per curiosità, o si è innamorato del suono, o soltanto ha voglia di cantare con te le canzoni a cui si è affezionato. Suonare live significa confrontarsi con questo pubblico ed è un aspetto fondamentale a cui non rinunceremmo mai. Le canzoni prendono altra vita rispetto a quello che ti sei immaginato. Vivono di vita nuova, perché prima del live so cosa vogliono dire per me ma non quello che possono significare per altre persone che hanno un altro vissuto. Il live ti permette di scoprire anche di più di queste canzoni, lo scopriamo noi che lo abbiamo scritto. È un valore aggiunto.

Il confronto con il pubblico

Per quanto riguarda l’artista e il musicista, la vera prova è poi col pubblico. Mettersi in gioco totalmente, perché tu hai scritto quel brano, ti sei messo a nudo e sul palcoscenico, nel mio caso da front, masticare quel pezzo è una prova importante fatta di mille dubbi. A volte è anche un’improvvisazione, perché quando sali sul palcoscenico hai la necessità di comprendere dove ti trovi, che clima si è creato e l’energia delle persone, l’humus della serata. Ogni volta è un’esperienza nuova, un evento unico, ogni piazza è diversa ogni pubblico ha una attenzione particolare. Tante persone arrivano con aspettative, desideri particolari, c’è grande adrenalina per chi è sul palco perché in ogni serata scopri come andare avanti brano dopo brano. Se non ci fosse il live non si potrebbe mai scoprire tutto questo: è una grande gioia ma anche una grandissima responsabilità.

Alla scoperta della geografia

A me piace particolarmente scoprire le città. Ricordo quando giravamo ancora io e Dario da soli, quando ancora non avevamo il furgone e la band e potevamo concederci di più di avere date in giro per l’Italia in paesini dispersi. Buona parte della geografia che non ho imparato a scuola l’ho imparata andando in tour. Ho scoperto le distanze, i luoghi, i territori. E anche oggi, se il giorno dopo non c’è una partenza in mattinata presto, viviamo la città: è una condizione giusta per dedicarsi un tempo diverso per conoscere il luogo dove hai fatto qualcosa di molto bello. Ci facciamo suggerire dai fan i luoghi da visitare come a Ravenna, dove abbiamo visto la tomba di Dante. Conoscere le città è un aspetto fondamentale: la nostra Italia ogni volta riserva delle grandi chicche.

L’alchimia con la band

Un altro buon motivo per andare in tour è la possibilità di passare il tempo con la band, un tempo diverso rispetto a quello delle prove. Lì c’è moltissima carne al fuoco, stress, anche una sorta di pesantezza che si avverte dalla mattina alla sera, quando si susseguono prove su prove, magari ti arrabbi perché qualcosa non viene bene e il giorno dopo sei in soggezione perché si ripartirà proprio da lì. In tour tutta questa fase è già avvenuta e ti trovi a replicare. Ci siamo ascoltati per tanto tempo e lì, nello stesso spettacolo, c’è espressione di grande libertà, sei svincolato dalle rigidità che ci sono nelle prove. È un bellissimo momento per stare insieme, giocare, conoscersi sul palco ma anche fuori, per creare proprio un legame che, nel nostro caso, questo tour sta rafforzando moltissimo. Queste date ci stanno trasformando in una vera e propria famiglia. Viviamo belle esperienze insieme e abbiamo voglia di fare cose tutti insieme: mi ricordo che prima di una data, dato che ci sono appassionati di Formula uno, siamo andati sui Go Kart prima di un concerto e questo non toglie la concentrazione, anzi, aumenta la sinergia e l’affiatamento. Si trasforma tutto in uno sguardo di complicità sul palco e un aneddoto che ti porti a casa.

L’importanza del ricordo

Il quinto punto, è il bello dell’andare in tour, con quel respiro di novità, curiosità e sentimenti e facce diverse. Poi, adesso, inizi a ricordare le persone che tornano, riconosci i volti i sorrisi: tutto questo fa sì che è talmente potente il tour e l’atto performativo del live che quando torni a casa, in un luogo che più o meno puoi chiamare casa, o meglio in un tempo che puoi chiamare casa, puoi ripensare a tutto quello che è successo, farne tesoro e pensare a come fare meglio se le cose non sono andate bene. Puoi sistemare degli aspetti della performance ma anche accudire l’accaduto e tenerlo con te, scrivere degli appunti, riguardare delle foto, dei momenti e avere memoria di quel che è successo. Se non fosse accaduto non avresti tutti questi ricordi, e il desiderio di viverlo ancora. Non so se è una condanna, ma sicuramente è una fase del tour: quando torni, il primo giorno, sei sereno, hai voglia di riposarti, ma il giorno dopo sei triste perché hai voglia di live, ne vuoi ancora.

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